Referendum costituzionale: una rivista per votare informati

Flipboard Italia Blog / November 29, 2016

Referendum Costituzionale

Il prossimo 4 dicembre gli italiani saranno chiamati alle urne per decidere se approvare o bocciare la riforma costituzionale detta anche “legge Boschi”, dal nome della ministra per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi che ha firmato la proposta di riforma con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

La riforma è già stata approvata due volte con lo stesso testo da Camera e Senato. Tuttavia, le leggi di revisione della Costituzione sono sottoposte a referendum qualora la loro approvazione non sia avvenuta a maggioranza dei due terzi di entrambe le Camere. Lo scorso aprile non è stata raggiunta la soglia né alla Camera, né al Senato. Per questo motivo, la legge Boschi entrerà in vigore soltanto se vincerà il Sì al referendum.

Quando si vota

Si voterà in tutta Italia domenica 4 dicembre dalle ore 7:00 alle 23:00. Il referendum non prevede un quorum, quindi il risultato sarà valido qualunque sia l’affluenza alle urne.

Possono votare tutti i cittadini italiani che, alla data della consultazione, avranno compiuto il diciottesimo anno di età,  in possesso della tessera elettorale e di un valido documento d’identità. Lo scrutinio avrà luogo subito dopo la chiusura delle urne.

Il quesito referendario

Sulla scheda elettorare i cittadini troveranno il seguente quesito referendario:

Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?

Al di sotto del testo sono presenti due caselle: una con il “Sì” e una con il “No”. È necessario barrare il “Sì” se si è favorevoli alla riforma costituzionale. Bisogna invece barrare il “No” se si è contrari.

Quali sono le principali modifiche presenti nella riforma?

  • Superamento del bicameralismo perfetto o paritario
  • Numero dei senatori, i loro compiti e la modalità di nomina
  • La fiducia nei confronti del Governo sarà espressa dalla sola Camera dei Deputati
  • L’attività legislativa sarà un compito quasi esclusivo della Camera
  • Modifiche sulle modalità di elezione del Presidente della Repubblica
  • Cambiamenti nei rapporti tra stato e regioni delineati dal titolo V ed eliminazione del riferimento alle province
  • Abolizione del CNEL, Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro
  • Modifiche nella modalità di presentazione delle leggi d’iniziativa popolare e dei referendum abrogativi

Le ragioni del Sì e le ragioni del No

La discussione sulla riforma costituzionale continua ad alimentare un dibattito accesso tra i vari schieramenti politici e tra i comitati per il Sì e per il No. Di seguito riassumiamo alcune delle principali motivazioni a favore del Sì e a sostegno del No.

A sostegno del Sì

  • Bicameralismo perfetto: l’Italia è l’unico paese europeo con un Parlamento composto da due camere dotate degli stessi poteri. Per i sostenitori del Sì, il superamento del bicameralismo paritario o perfetto garantirebbe la riduzione del costo della politica e faciliterebbe l’attività di legiferazione del Parlamento. Il Senato rappresenterà le istanze e i bisogni degli enti locali e legifererà con la Camera solo su alcune materie come le leggi Costituzionali. L’attività legislativa sarà un’attività quasi esclusiva della Camera.
  • Il Senato: i senatori saranno eletti dai consiglieri regionali. Il numero di senatori sarà ridotto e composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci, 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica per 7 anni. In Senato, le regioni e i comuni troveranno rappresentanza e potranno intervenire nel processo legislativo attraverso i sindaci e i consiglieri che ne faranno parte. Il Nuovo Senato parteciperà alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione delle politiche dell’Unione europea e ne verificherà l’impatto a livello locale.
  • Stabilità di governo: la Camera dei Deputati sarà l’unica a togliere la fiducia al Governo. In tal modo, la composizione della Camera garantirà alla coalizione vincitrice un numero di deputati sufficiente per formare un Governo stabile e duraturo per tutta la durata del mandato.
  • Tempi più rapidi per l’approvazione delle leggi: Camera e Senato non dovranno più approvare lo stesso identico testo di legge. Ad eccezione di alcune limitate materie, con la riforma, la Camera approverà le leggi e il Senato avrà al massimo 40 giorni per discutere e proporre modifiche, su cui poi la Camera esprimerà la decisione finale.
  • Riduzione dei costi della politica: la riforma porterà una riduzione delle spese della politica all’Italia perché i senatori passeranno da 315 a 95 (più 5 di nomina del Presidente della Repubblica) e non percepiranno indennità. Verrà abolito il CNEL e con esso i suoi 65 membri. I consiglieri regionali non potranno percepire un’indennità più alta di quella del sindaco del capoluogo di regione. I gruppi regionali non avranno più il finanziamento pubblico. Le province saranno eliminate dalla Costituzione.
  • Democrazia diretta: il Parlamento sarà tenuto a discutere e deliberare sui disegni di legge di iniziativa popolare proposti da 150 mila elettori. Saranno introdotti i referendum propositivi e d’indirizzo. Il quorum dei referendum abrogativi si abbassa: non sarà più necessario il voto del 50 per cento degli aventi diritto, ma sarà sufficiente la metà più uno dei votanti alle precedenti elezioni politiche.
  • Competenze stato e regioni: si eliminano le cosiddette “competenze concorrenti” pertanto ogni grado di governo avrà le proprie funzioni. Temi di competenza dello stato: grandi reti di trasporto e di navigazione, la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia, la formazione professionale. Temi di competenza delle regioni: l’organizzazione sanitaria, il turismo, lo sviluppo economico locale. Potranno essere delegate altre competenze legislative.

A sostegno del No

  • Bicameralismo perfetto: secondo i sostenitori del No, la riforma non porterebbe al superamento del bicameralismo ma lo renderebbe ancora più confuso, creando conflitti di competenza tra le regioni e lo stato e tra il Nuovo Senato e la Camera. Il Senato può chiedere alla Camera la revisione di una legge entro 10 giorni dalla sua presentazione, su richiesta di 1/3 dei suoi componenti. La Camera può decidere di non accogliere le modifiche e procedere ignorando le proposte del Senato. La procedura della doppia approvazione delle stesso testo di legge da parte di Camera e Senato resta solo per alcune leggi, come quelle costituzionali.
  • Il Senato: non viene abolito ma viene eliminata l’elezione a suffragio universale minando il rapporto diretto con i cittadini. I sindaci e i consiglieri regionali eletti dovranno svolgere un doppio lavoro e godranno dell’immunità parlamentare. Non è chiaro come faranno sindaci e consiglieri regionali a coniugare il mandato locale con quello senatoriale. Il Senato non vota la fiducia per il Governo perdendo la funzione di contrappeso democratico al potere esecutivo.
  • Accentramento di poteri: la riforma indebolirebbe alcuni poteri di garanzia a favore di un rafforzamento dell’esecutivo che dovrà ottenere la fiducia della sola Camera dei Deputati. Il Governo potrà far velocemente approvare i propri disegni di legge senza un’adeguata discussione della Camera.  Il presidente della repubblica sarà eletto congiuntamente da Camera e Senato, ma nel sistema previsto dalla riforma poco meno di 300 parlamentari potrebbero eleggere il presidente della repubblica a partire dalla quarta consultazione.
  • Tempi per l’approvazione delle leggi: la legge Boschi non produrrebbe semplificazione ma moltiplicherebbe per 10 i procedimenti legislativi. Inoltre, i tempi di approvazione delle leggi negli ultimi anni si sono notevolmente ridotti nonostante il meccanismo a “navetta”: le tempistiche proposte dalla riforma non si discostano di molto da quelli attuali. La riforma fa emergere un rischio di confusione legislativa.
  • Costi della politica: la riduzione dei costi sarebbe minima, non paragonabile a quanto si otterrebbe dal dimezzamento di deputati e senatori. I nuovi senatori godranno comunque di rimborsi e diarie. Con la riforma si stima un risparmio del 20%. Il numero di deputati rimarrà di 630, mantenendo una Camera sovrabbondante con le stesse indennità.
  • Democrazia diretta: il quorum dei referendum si abbassa, ma la soglia vale sole se si raccolgono 800 mila firme. Per le leggi di iniziativa popolare occorrono 150 mila firme invece delle attuali 50 mila. La riforma non definisce i tempi di discussione per i referendum propositivi ma demanda a nuove leggi ordinarie o costituzionali.
  • Competenze stato e regioni: la riforma rappresenta un passo indietro rispetto al passato. Lo stato riprenderà la competenza in numerose materie e le regioni saranno meno autonome. Le “competenze concorrenti” ritornano in altre forme anche nella legge Boschi. Secondo i sostenitori del No, la riforma farebbe aumentare, invece che diminuire, i contenziosi tra stato e regioni presso la Corte Costituzionale.

I temi su cui i cittadini italiani saranno chiamati a esprimere il loro voto sono molto articolati e avranno ripercussioni sulle principali istituzioni del Paese. È complesso orientarsi tra commi e linguaggi tecnici, tuttavia per aiutarti a comprendere meglio la proposta di riforma, i suoi effetti sull’Italia e le ragioni di entrambi gli schieramenti – contrari o favorevoli alla revisione della Carta costituzionale – abbiamo curato una rivista con le principali notizie relative alla campagna referendaria, le guide alla comprensione della riforma e le varie posizioni in merito al voto.

 

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